lunedì 14 settembre 2015

Cose che capitano a trent'anni



Capita che un giorno ti svegli, vai al lavoro, e compi trentanni.

Capita che lo aspettavi, quel giorno.
Capita che nel tuo gruppo di amiche sei l'ultima a raggiungere quel traguardo, le altre ci sono passate tutte prima di te, per loro avete organizzato feste, serate, viaggi, ed è stato tutto bellissimo.

Tu sei l'ultima, e con un po di paura inconfessata pensi che forse le altre si sono stufate di festeggiare, e per te faranno una cosa piccolina, semplice. Che poi, nemmeno ti dispiacerebbe. Insomma, questi 30 anni, la cifra tonda, ti inquietano leggermente, forse è meglio che passino in sordina.
Mentre la giornata passa, e tu hai portato patatine e biscotti per i tuoi colleghi, e collegaStrega non ti fa nemmeno gli auguri, ti convinci che sia meglio festeggiare poco. Anzi, la sera prima, a letto, hai confessato a Cody che non hai voglia di fare nulla. Quest'anno i soldi sono pochi, e avrete tante spese per la casa nuova, non ti va di spenderli per una festa.

La giornata passa.

Alla sera festeggi con i genitori, nel fine settimana organizzi un pranzo con i parenti stretti,e offri la torta. Anzi, alla fine è  tuo padre ad offrire la torta, con un gesto generoso che apprezzi, anche se lo sgridi perché non avrebbe dovuto farlo.

A trent'anni organizzi anche un aperitivo all'ultimo minuto, con gli amici, e anche se vengono davvero in pochi, a causa del poco preavviso, pensi che ti vada bene così. Non è poi una gran cosa, fare trent'anni.

La settimana dopo, pensi che hai ricevuto molti regali, bellissimi, e che le tue amiche in fondo tu hanno fatto una sorpresa sotto casa, ti hanno regalato una cosa di quello che piacciono a te, sentimentali, e sei felice. Una sera rimani sveglia a pensare... A trent'anni capita, e forse non solo a te, di cercare un figlio che non arriva, di lavorare in un posto che non senti tuo, dove la collega che dovrebbe sostenerti, perché siete solo voi due a fare quel lavoro, ti odia e ti rende la vita impossibile. Ma a trent'anni capita che provi a fregartene, e a volte ricacci indietro le lacrime perché le daresti solo soddisfazione (il giorno in cui l'hai vista sorridere di più in due anni è stato quando tu hai pianto per una giornata intera).

In tutto ciò, tu hai un cognato nato il tuo stesso giorno, che quest'anno non é stato molto festeggiato, perché tu facevi la cifra tonda, e lui no. Tua sorella, però, gli ha organizzato una festa a sorpresa, ovviamente invitando te e Cody.
Tu sei stanca, é venerdì sera, devi lasciare tuo figlio dai nonni ed é una cosa che non ti piace mai fare... ma ci vai, per amore di tuo cognato. Tua sorella si raccomanda di vestirti bene, che il posto é uno figo, di truccarti, insomma, ti impegni anche un po'.
Poi arrivi, entri...

E capita che perfino a trent'anni sono riusciti a farti una festa a sorpresa.

Sono presenti gli amici più cari, alcuni che non vedevi da tempo. Alcuni hanno lasciato a casa i figli per festeggiare TE. Hanno attraversato la città, c'é chi arriva in bici direttamente dal lavoro in centro, e tutto questo per TE.

Sei troppo incredula perfino per piangere. Sorridi così tanto che ti accorgi di avere un crampo alla guancia.
La serata scorre tranquilla, divertente, emozionante; ricevi regali, baci tutti più volte, ballate, bevete, fate brindisi e foto. Tu dedichi un brindisi alla tua famiglia, agli amici, al tuo stupendo marito e a tua sorella, al suo compagno a cui vuoi così bene da perdonargli di averti un po' rubato il compleanno...

Alle due, tardi come non accadeva da tanto tanto tempo, tu e Cody siete finalmente a casa. A letto. Senza nessuno (sic) che dorme nella camera di fianco.
E allora a trent'anni capita che vorresti solo ringraziare, ringraziare chi ti ha messo accanto delle persone così meravigliose, che ti capiscono, ti sorreggono, attraversano tutte le avventure della vita insieme a te.
Non ha più parole per ringraziare, ce ne vorrebbero troppe, vorresti donare a chiunque la gioia che hai provato tu ogni singolo momento passato insieme alle persone che ti hanno festeggiata.

Scrivi, scrivi di notte, per non dimenticare le emozioni di quegli attimi.
Perché spesso ti senti giù, ti senti inadeguata da una vita, non ti piace essere al centro dell'attenzione perché pensi che non te lo meriti, che nessuno dovrebbe guardare te che vali così poco. Se gli altri sapessero, se ti conoscessero davvero, capirebbero che non vali tanta attenzione e tanto amore.
E invece quell'amore e quelle attenzioni ci sono, e per un attimo pensi che forse chi ti guarda con occhi d'amore, d'amicizia profonda e di affetto ti conosce, e se hai tante persone intorno così schifo non devi fare.

Nei momenti in cui ti sentirai ancora inadeguata (e ce ne saranno, e saranno pure molti), ti riprometti di andare a riguardare quelle foto, le foto di quella serata in cui le tue amiche ballavano intorno a te, per il TUO compleanno.

La sera in cui il deejay, che voleva farti gli auguri al microfono, non ha capito bene il tuo nome e ha annunciato "Buon compleanno a Tiziana, che festeggia i quarant'anni".. perché se non capitassero cose come questa, non saresti tu.

venerdì 17 luglio 2015

Arriva l'estate

Fa molto caldo, moltomoltomolto. In Dittafrullatore si suda anche da seduti, fermi, con il condizionatore acceso.
Mi sembra di lavorare in Sostiene Pereira.

Le vacanze si avvicinano, Halleluja.

E stamattina il Nano, mentre faceva pipì, ancora un po' assonnato, mi ha detto, canticchiando: "Io... ti ameuòòò... per seeempue...".

Che bella l'estate.

mercoledì 17 giugno 2015

Come capire se sei felice sul posto di lavoro

Elemento 1.
Fai un sogno.
Nel sogno ci siete tu e Collega1, donna di 45 anni, "pilastro" dell'azienda, carina e disponibile con tutti, molto benvoluta.
Siete alla scuola elementare privata del quartiere (quella a cui NON hai iscritto tuo figlio).
Tu sei lì per un colloquio da insegnante di inglese, emozionata perché finalmente te ne puoi andare da DittaFrullatore.
Poi vedi Collega1 e inizi ad avere ansia, perché se lei ti vede poi lo dirà in azienda... Oddio e se scoprono che sto facendo un colloquio mi ammazzano. Ma pensi che se anche lei è lì per un colloquio non potrà dire niente, altrimenti finirà nei guai anche lei.
Poi Collega1 prende la parola: "Bene, come sapete io sono qui per l'affetto che mi lega alla scuola, anche se sapete anche che il mio aiuto é solo SALTUARIO e SERALE, dato che lavoro in DittaFrullatore..." e vi guarda.

Ohccavolo.

E poi il Preside della scuola viene da voi, e dice che ha scoperto il vostro stipendio dalla Carissima Collega1, ma la scuola non può garantire certe somme... "Guardi signora che MaestraX lavora qui da 20 anni e prende sempre 800 euro al mese netti, né più né meno... Sa, per il prestigio di lavorare comunque nella nostra scuola."

E nel sogno pensi che ormai sei fregata.
Poi, fortunatamente, ti svegli. Cody ronfa accanto a te e sei a casa, lavori ancora per DittaFrullatore (per fortuna non per 800€ al mese) e non ti sei cacciata nei guai. Almeno, non per colpa di un sogno.

La mattina dopo, racconti il sogno a Collega1 e lei ti risponde "Ah, se trovi una scuola che ci prende io vengo anche a fare la bidella eh!"

Elemento 2.
Riunione per migliorare lo svolgimento dei processi interni.
In pratica, tu e Collega2.
Il nocciolo del problema é che Collega2 ti odia, ti mette i bastoni tra le ruote e non perde occasione per trattarti male e denigrarti. Tu non cogli volutamente le provocazioni.

Il clou della riunione é quando le dici che la cosa che ti dà più fastidio é che lei ti tratta come se fosse superiore e lei urla :"Certo, perché io SONO superiore a te! O almeno, in molte cose".
A quel punto tu non dici più nulla fino alla fine della riunione.
Nota: Collega2 é quella a cui devi correggere le email in tutte le lingue in cui lavorate, e che scrive note come "L'articolo ABC non ce a sistema, dirli al cliente che ci chiama se ha bisogno"

martedì 26 maggio 2015

La favola della buona notte

Varicella in casa Ninnananna.
Bibi ricoperto di pustole fastidiose, e ricoperto di crema anti-pustole, alterna momenti di sconforto totale Miii faaaa maalee tuttoooo a momenti in c è il solito bambino, che salta come un grillo e ride con la testa rovesciata all'indietro, e i denti che sembrano perline bianche.
Insomma, complice la malattia, è più coccoloso del solito. Stasera non voleva andare a letto da solo e quindi mi sono sdraiata con lui.
Conoscendomi, avrei potuto addormentarmi prima di lui. Quindi gli ho proposto la favola della buonanotte.
Manovre logistiche.
Beve.
Altre manovre.
"Ok, vai mamma, sono pronto."
"C'era una volt..."
"Ho sete."
"...bevi, amore."
Beve.
Manovre logistiche.
"Ok mamma, ripeti quella cosa che stavi dicendo."
"C'era una volta... Una mamma anatra."
"Una mamma anatrocca?"
"No, amore, anatra. Il piccolo si chiama anatroccolo, la mamma si chiama anatra."
"Che uideue, io avevo detto anatrocca!"
"Dai, amore, continuiamo. C'era una volta una mamma anatra, che trovò un uovo, e lo mise in mezzo alle sue uova. Un giorno le uova si schiusero..."
"Mamma, cosa vuol dire si schiusero?"
"Che quando i pulcini nascono, rompono le uova e escono."
"Ah, come quando le mangiamo?"
"Si amore, ma quando rompiamo le uova per mangiarle non hanno dentro un pulcino. Le uova con  il pulcino  non si mangiano."
"Ma il pulcino cresce e l'uovo non si rompe lui rimane intrappolato per sempreeee"
"Ma no piccolo, se il pulcino cresce l'uovo si rompe, prima  o poi. Posso ricominciare?"
"Si"
"Ok. Il pulcino era diverso dai suoi fratelli, era brutto e lo prendevano in giro. Allora ad un certo punto se ne andò a vivere da solo in un angolo dello stagno. Ma in primavera era diventato un cigno bellissimo, ed era il più bello di tutto lo stagno. Fine." (Versione breve per il blog, la favola gliel'ho raccontata giusta e lunga eh).
Gabri, che fino a quel momento era rimasto fermo ad ascoltare, si rianima.
"Mamma, ma perchè è diventato un cigno?"
"Perchè lui era un cigno, per quello era diverso."
"Ma il cigno come è fatto?"
"..." (Azz, non ho controllato che si ricordasse l'elemento chiave della storia!)
"È quello bianco, con il collo lungo.."
"E quella cosa dietro che si apre e si chiude?"
"..."
"Quella che si apre colorata?"
"...ma no, quello è il pavone!"
Ride.
"Il pavone non vive nello stagno, e non è bianco. Domani guardiamo la differenza."
Ok.
Adesso vado di là, non ho nemmeno sparecchiato!
Buona notte mamma. Sei la piu bellissima del mondo.

Buona notte, amore mio.



mercoledì 15 aprile 2015

Libertà contro salvezza. Forse?

Cara Costanza,

ti seguo, ti leggo, ti ammiro.
Prima che diventarsi un super caso mediatico ti avevo anche scritto una mail, e mi avevi persino risposto. Sicuramente su gmail la ritrovo, se la cerco.

Ho una domanda per te.
Ma tu hai mai avuto un amico gay? No, gli amici di amici non valgono. E non valgono i gay cattolici.
Io intendo un amico gay non cattolico, uno a cui vuoi bene veramente.

Perché io ce l'ho. Ho un'amica, una persona speciale, che e' gay. Abbiamo fatto il liceo insieme, la conosco da meta' della mia vita. Insieme abbiamo studiato, viaggiato, fatto vacanze, cene, e siamo rimaste in contatto dopo la scuola.
E niente, volevo chiederti, se per caso tu avessi amici non cattolici gay, come fai a rapportarti con loro. A me fa male pensare che lei sara' per sempre infelice, perché non avrà figli (leggi: sarà sempre non completamente felice/realizzata, ovvio che la felicità non dipende del tutto dai figli, ci mancherebbe!).
O se li avrà, saranno concepiti all'estero, con il seme di chissà chi, oppure, come mi ha detto lei in modo provocatorio l'altra sera, "magari una sera vado a letto con un amico e resto incinta". Come se il punto fosse questo.
Insomma, un figlio non è un diritto.
Pagare una donna per partorire "tuo figlio", concepito con il tuo ovulo ma un seme estraneo, per soddisfare un tuo egoismo, è per me un abominio. E infatti le cliniche specializzate in eterologa in Italia hanno carenza di ovuli donati, e infatti nascono ogni giorno movimenti contro l'utero in affitto.

Ma l'altra sera, mentre mi sentivo sotto attacco per aver detto il mio pensiero ad alta voce (e in mezzo ad altre amiche che NON la pensavano come me), ho pensato due cose.
La prima e' che realtà Gesù non ha mai detto che tutti, ma proprio tutti, dovevano fare come lui. O almeno, così mi sembra. A Dio sta più a cuore la nostra libertà della nostra salvezza, questa frase mi gira in testa e devo averla letta da qualche parte. Ecco.

E poi pensavo anche che forse andrebbe stabilito un registro delle coppie non unite in matrimonio; certo, con dei vincoli e dei presupposti. E forse, con dei criteri sensati, aprirei le adozioni alle coppie gay. Tanto i procedimenti sono cosi' lunghi e costosi e massacranti che arriverebbero in pochi fino alla fine, così come accade alle coppie etero. E anche se io credo che un bambino abbia bisogno di una mamma e di un papà, penso che due mamme siano meglio di un orfanotrofio.

Tornando alla mia domanda, volevo sapere se tu avresti la forza, pur essendo convinta delle tue motivazioni, di guardare negli occhi una persona a cui vuoi molto, molto bene, e dirle che secondo te e' giusto che non possa andare a trovare la sua compagna in ospedale, o che non potra' mai sentirsi chiamare mamma. Perche' io non ci riesco molto bene.

mercoledì 18 marzo 2015

Cose che capitano. A me, almeno.

Capita che hai 16 anni, e un migliore amico, maschio.
Quelle amicizie da film, che ci si legge nel pensiero, che si vuole fare tutto insieme.
Una di quelle relazioni incredibili, dove il sentimento e' proprio l'amicizia, niente friendzone, nessuno dei due e' innamorato dell'altro ma non osa dirlo...
Sarete sicuramente amici tutta la vita, e comprerete una villetta bifamigliare con spazi comuni, cosi' i vostri figli cresceranno insieme.

Poi, fai la maturita'.
E mentre sei in viaggio in Spagna lui ti chiama, e ti dice che ha conosciuto una ragazza, molto piu' piccola di lui, ma mi sono messi insieme.
E capita che tu sei felice, felicissima, e non vedi l'ora di conoscerla. Quando finalmente la incontri sei entusiasta, pure troppo. E il tuo entusiasmo non e' propriamente condiviso.
Lei non ti sopporta.
Ti odia, anzi.
E piano piano, allontana da te il tuo migliore amico.
Quello che sarebbe stato tuo amico per sempre.
In realta', lei lo allontana da tutti, ma poi, a un certo punto, lui se ne rende conto e reagisce, e riallaccia i rapporti con gli amici.
Con tutti, o quasi, ma non con te.
E cosi' diventare sempre meno amici, fino a essere semplici conoscenti, quasi estranei.

Capita che hai provato a parlare con lui, a parlare con lei, hai fatto qualcosa (forse non abbastanza?), ma poi ti sei arresa. Soprattutto dopo che lei ha vuotato il sacco e ti ha detto tutte le cattiverie che pensava di te, prime tra tutti "per me sarebbe meglio che tu non esistessi" e "ho quasi pensato di lasciarlo pur di non vederti più".

Il tempo passa.

E capita che poi conosci un ragazzo, ti innamori anche tu, capisci forse in parte le motivazioni di lei, chissa' se il tuo lui avesse avuto un'amica cosi' invadente e presente nella sua vita tu cosa avresti fatto. Forse lo stesso, forse no. Chi lo sa.
Insomma, tu ti fai la tua vita, loro continuano a farsi i fatti loro.

E un giorno si sposano. E tu vai al matrimonio, e allo scambio delle promesse ti si riapre una piccola ferita, sentire quelle parole eterne ti fa pensare che quel capitolo della tua vita, il capitolo in cui c'era anche lui (che poi sarebbe andato d'accordissimo con il tuo ormai marito) e' definitivamente chiuso. E ti scappa una lacrimuccia, non di commozione per un bel matrimonio, ma di dolore.

Capitolo chiuso, kaputt.

E invece...
E invece, un giorno, capita che ti iscrivi a un corso di acquagym con due amiche, e si aggiunge anche lei. Lei, che ti odiava. Lei, che negli anni e' diventata amica delle amiche di lui, che poi erano anche le tue amiche.
E capita che non e' nemmeno cosi' antipatica, quando e' da sola. E chiacchierate, e scoprite di avere cose in comune. Lui non é mai argomento di conversazione, ovviamente, ma che ci vuoi fare? Non sapresti nemmeno cosa dire, di lui, ormai.

Quindi, nella vita, capita che a 16 anni hai un amico, e a 29 anni non ci parli piu', ma sei quasi amica di sua moglie, quella moglie che ha voluto la fine della vostra amicizia.

Cose che capitano.

domenica 8 marzo 2015

Ultime dalla famiglia.

Non aggiorno il blog da agosto.
Mica male.
Diciamo che ho pochissimo tempo, e quel poco che ho lo uso per azioni necessarie alla mia sopravvivenza, tipo lavarmi, cucinare, pulire casa…. E poi lavoro lavoro lavoro.
Qui in Dittafrullatore il ritmo è aumentato, se possibile.

Dopo l’estate, ispirata dal fatto di non aver quasi fatto vacanze e dall’insorgere di attacchi di panico mattutini, prima di entrare in ufficio, mi sono pure guardata intorno.
Ho mandato qualche curriculum, e ho pure fatto un colloquio. Poi ho cambiato idea. Resto dove sono, e metto in atto un piano B. Che per ora non sto a spiegare, metti che qualcuno di Dittafrullatore finisce sul mio blog.
Intanto, però, gli attacchi di panico se ne sono andati – quasi. Riesco, a giorni alterni, a passare del tempo di qualità con il Nano. Il tempo di qualità con Cody diciamo che è quello che passiamo tra le 10 e le 11 di sera sul divano… dormendo, cosa avete capito?
Però almeno siamo nello stesso luogo fisico, il nostro divano appunto.

Da agosto, il Nano ha imparato a dire la esse, tipo Jovanotti, la effe, e anche una specie di zeta. Insomma, parla sempre meglio, coniuga i congiuntivi meglio di qualche collega che ho in ufficio ed è sempre pieno di energie. Così pieno che persino la maestra di ginnastica lo riprende, perché “anche se siamo in palestra e stiamo facendo il tappeto elastico puoi stare fermo tre secondi”. A scuola, durante l’ora della nanna, Suor Raquel lo invita gentilmente a dormire: “Adesso basta, ora vai a dormire in piedi in corridoio” (imitazione fornita dal Nano stesso).  A casa si arrampica ovunque, con il risultato che settimana scorsa è caduto di testa dal tavolo della sala dei miei. Per fortuna non si è fatto troppo male.

Da agosto, ho anche perso due chili. Se proprio vogliamo guardare.

A ottobre ho passato una serata in discoteca con Cody, per un post-matrimonio di amici (suoi), dove la sposa aveva gli anfibi sotto l’abito e ho bevuto mega mojiti condividendo la cannuccia con sconosciuti e ho ballato fino alle 6 del mattino. Gli amici di Cody mi hanno detto che reggo l’alcool meglio di mio marito e in fondo mi sono divertita. Ma non è più la mia vita, quella da discoteca, diciamo. E anzi, ora che ci penso bene non lo è mai stata. Però è ancora divertente sbronzarsi con semi-sconosciuti e ballare e limonare (con Cody, of course) in discoteca e uscire alla fine con le orecchie ovattate.

Il primo Novembre, poi, Sorella ha partorito una minuscola Matilda Sofia, che somiglia al 50% al suo papà, e al 50% a me da piccola. O almeno, io la vedo così. Sabato la battezziamo e sarò la madrina, emozionata e felice. Non le ho ancora scritto il biglietto e il regalo è buttato da qualche parte in fondo a un armadio… ma ce la posso fare. Sarà il mio primo battesimo da madrina, nonché il mio primo battesimo ad alto tasso di parenti Suditaliani, e non vedo l’ora.

Da agosto, infine, ho capito alcune cose. Che ho paura del cambiamento, forse come tutti. Perché Dittafrullatore mi fa incazzare, mi frustra, non mi fa mai sentire all’altezza… ma quando ho visto che potendo potevo rischiare e andarmene, non me la sono sentita. Ho pensato che qui, nonostante tutto, un po’ mi sono affezionata alle persone, e al lavoro, e il lavoro ormai lo so fare. E anche se non si abbassa mai la guardia, e non si può usare il cellulare mentre sei in ufficio, e  le pause sono cronometrate e io spesso nemmeno le faccio, e la mia collega di scrivania (l’unica che fa il mio stesso lavoro in azienda) sa essere davvero una strega… in realtà io ho paura di cambiare. Di ricominciare e magari rischiare, e magari trovare una ditta che non paga lo stipendio tutti i mesi o chissà, dove magari la tensione è più alta che qui. Anche se di quest’ultima cosa non sono sicura.
Ho capito anche che vorrei dare delle COSE a Nano, delle COSE per le quali servono SOLDI, e per avere questi soldi bisogna lavorare. Che il sogno della mamma casalinga felice, che cucina le crostate e fa la spesa al centesimo, non mi corrisponde. Che invece adesso ci stiamo mettendo a cercare casa e vorrei poter comprare un appartamento grande, spazioso, e questo costa. E con uno stipendio solo non ce la faremmo. Ecco, per tutte queste cose sto provando a resistere.

Infine, ho pensato che quando avrò un attimo, vorrei continuare a condividere qualcosa di me sul blog, perché mi piace scrivere e sapere che qualcuno (pochi, pochi) mi legge.