giovedì 28 agosto 2014

Ama il tuo cuore

"Trova un lavoro che ami 
e non lavorerai mai un giorno nella tua vita"

"Là dov'è il tuo cuore, lì si trova il tuo tesoro"

Ecco, in questi giorni ho pensato spesso a queste due frasi.
Provenienza diversissima, la prima è un detto credo orientale, la seconda è biblica. 
Però mi riassumono bene in questo momento, in cui sono - come spesso accade - divisa tra due pensieri.

Per cominciare, diciamo che mi piace il mio lavoro. Dittafrullatore mi fa impazzire oggi come ieri, orari assurdi, obiettivi altissimi, responsabilità sulle nostre spalle e tanti difetti, ma in fondo il lavoro, il tipo di lavoro che faccio, mi piace.
Mi piace prendermi cura del cliente, trovare l'offerta giusta, il prezzo giusto per lui e per noi, sentirmi dare del tu da qualche buon cliente e risolvere i loro problemi nel post-vendita.
Però il mio cuore non è qui.
Non è in  Dittafrullatore.
Il mio cuore è a casa, tra le mie piccole quattro mura, con un uomo ormai trentenne (!!!) e un bambino ormai treenne (ancora più "!!!"). Il mio cuore vorrebbe che il mio lavoro, almeno per mezza giornata, fosse occuparmi di loro, di noi, della casa, della cena, delle pulizie, dei giochi.
Mi piacerebbe potermi rotolare per terra con Bibi, vestiti da Superman e da Spiderman, con un mio foulard a farci da mantello, a fingere che il letto sia una montagna piena di nemici che ci attaccano. Chi mai mi pagherebbe per cucinare la cena? Purtroppo, nessuno. Anche se la cena fosse buonissima. Che, nel mio caso, potrebbe essere comunque qualcosa da segnare sul calendario.

Ecco, quindi da una parte non voglio, non posso, mollare il lavoro. Ho studiato tanto e non mi vedrei mai come "solo" casalinga. Anche perché, quando i figli saranno cresciuti un po', secondo me apprezzerò il fatto di avere una vita fuori dalle mura domestiche. Dall'altra non voglio, non posso, non voglio, non voglio e mai vorrò mollare la mia famiglia.
Conciliare le due cose è dura, anche se si hanno parecchi aiuti e anche se tuo figlio è un bambino magnifico. E per magnifico intendo che quando la mattina esco, nonostante ora abbia imparato a dire: "Mamma, non andaue al lavouo. Uimani a casa, ti puego", ad un certo punto se ne fa una ragione e mi saluta, felice, augurandomi Buon lavouo.

Il giorno del suo compleanno era lunedì. Io la sera sono ripartita dalla Calabria, dove lui era al mare con Cody, i nonni e gli zii inglesi. Dopo la giornata di festa, la sera l'ho lasciato, tra le lacrime. Lui ha reagito a questo distacco (anche per lui doloroso, ne sono certa) evitandomi, piangendo anche se poco, chiedendomi di non andare al lavoro e poi allontanandosi, da solo, mentre io salivo in auto. Un scena straziante.

Insomma, come me ce ne saranno di certo tante, mamme imperfette che ricacciano le lacrime in gola mentre vanno al lavoro la mattina, che alle 17.30 guardano sconsolate la pila di fogli di cose ancora da fare, che la sera arrivano a casa correndo e buttano in pentola una cena pronta (o quasi) per poter giocare un po' coi loro figli.

Forse questo pensiero è anche dettato dal fatto che al mare, i bimbi con cui Bibi ha giocato erano tutti figli di insegnanti statali (che ci vuoi fare, hanno tre mesi di ferie all'anno..), mamme col part-time ("il capo me lo ha concesso subito, non ci credevo nemmeno io!"), mamme col part-time verticale ("me lo hanno dato solo dopo il secondo figlio.. ma almeno al venerdì sono a casa con loro!") oppure mamme casalinghe (ma queste le invidio solo a metà, anche perché molte erano mamme un po' isteriche, secondo me).

Vorrei creare un gruppo di incontro per mamme lavoratrici, sostenerci a vicenda. Perché in fondo per i nostri bambini le mamme siamo e saremo sempre noi. Incasinate, disorganizzate, sempre in bilico tra famiglia e lavoro, frustrate e che arrivano alla recita di Natale in ritardo e col fiatone (storia vera), ma che li amano.
E sappiamo, più o meno manifestamente, che il nostro lavoro migliore, quello che usa le nostre energie più importanti, che ci fa sentire più realizzate, che è un contratto a tempo indeterminato senza periodo di prova, da subito, il lavoro il cui risultato è più evidente e sarà più duraturo e apprezzato per sempre... beh, quel lavoro sono loro.

Avrei voluto dire questo, a Bibi, il giorno del suo terzo compleanno.

giovedì 14 agosto 2014

Al di là dei sogni.

Non volevo fare il solito post sulle ferie.
Ma qualcosa bisogna pur scriverlo, insomma.
Partiamo dal fatto che sono stata obbligata dalla mia bellissima DittaFrullatore a fare le ferie a luglio. Con una delle mie armi di convincimento (le lacrime, arma che ahimé uso quasi sempre involontariamente) sono riuscita a strappare anche la prima di agosto. 

In totale, mi sono eclissata da DittaFrullatore per ben due settimane e mezzo. Eclissata in parte, in realtà, perché mi sono fatta mettere la posta del lavoro sul cellulare, così almeno ho tenuto vagamente monitorata la situazione per sapere cosa mi aspettava al mio ritorno.

Ma il nido era pagato anche se in realtà eravate via? Sì.
Ma quindi ora, in piena settimana di Ferragosto, tu sei al lavoro? Sì.
E il Nano? E Cody? Loro, partiti ovviamente con me a luglio, sono ancora via.
E tu sei a Milano da sola? Sì.

E come diceva una battuta de "Il Diavolo veste Prada": Amoilmiolavoro, Amoilmiolavoro, Amoilmiolavoro. O meglio, Miservelavorare. Ecco.
Quindi sono qui, a buttare giù i ricordi dell'ormai compianta vacanza coi miei uomini.

Vacanza avventurosa, quest'anno. Tre cuori e una tenda. Mai provata prima, a causa del tempaccio che tra giugno e luglio ha infestato tutto il nord Italia. Il post su come NON affrontare una vacanza in tenda è già in fase di creazione.

Destinazione, un campeggio sul Gargano.
Posso solo dire che è stata una vacanza davvero meritata, per noi tre. Meritata e bellissima. Problemi logistici con la tenda, in fondo, pochissimi. Bibi è stato bravissimo con il vasino, la spiaggia era stupenda e il Gargano, che non avevo mai visitato, ci è piaciuto davvero tanto. 
Unica pecca, che anche in alta stagione dalle 13 alle 17 è tutto chiuso. Musei, supermercati, negozi. Anche nel centro dei paesini più frequentati, tipo Vieste o Peschici. Che ci vuoi fare, fanno la siesta. 

Dopo 12 giorni di noi tre, abbiamo raggiunto i nonni materni in zona Pescara. In questo momento invece, Cody e il Nano sono in Calabria, con Ursula & Co. Li raggiungerò per il weekend, per spegnere le 3 candeline del mio piccolo grande amore.

In questi 12 giorni il nostro piccolo Principe ci ha deliziati con chicche di ogni tipo.

"Mammapapà, io non voglio più viveue a Milano, io vivo in tenda al maue"
(Seeeee magari figlio mio, magari)

"Io sono stanco, mi addoumeuei qui sulla sedia"

(dopo un predicozzo sull'importanza di stare fermo, quando in campeggio passa una bici, e di non mettersi a correre a zig-zag verso la bici stessa) "Io voglio una bici piccola, piccolissima, piccola così, e poi la uegalo alla mia Matilda" (Bambina di Sorella, in arrivo a fine ottobre)

Dopo due notti in tenda, il Nanetto ha imparato ad aprire da solo la zip della sua cameretta, e la mattina ci trovavamo a "seguire" i suoi movimenti dai rumori che faceva, fino a trovarcelo, trionfante, nel letto.

Una sera, ha fatto una cacca delle dimensioni di una melanzana sul  tappeto all'ingresso della tenda.

Assorto nel gioco con una bimba più grande, si è lanciato in mare senza braccioli, bevendo litri di acqua e facendo venire un infarto a noi due.

Accanito assassino di formiche e ragni (colpa mia, lo ammetto, non ho potuto nascondere la mia fobia e temo di avergli trasmesso l'odio per gli aracnidi) si è invece appassionato alle coccinelle, anche se dopo un po' finisce inevitabilmente per ucciderle, a furia di accauezzalle.

Ci ha detto una quantità innumerevole di volte che siamo bellissimi, buavissimi, che ci ama e che siamo la mamma e il papà del mondo, e che lui voleva stare con noi per tutto il mondo
Ci ha detto una quantità innumerevole di volte che siamo bellissimi, buavissimi, che ci ama... mentre lo sgridavamo, per distrarci.

Si è stupito del rumore della pioggia sulla tenda e ha inventato, insieme a suo padre, il gioco di Cremino, un bambino invisibile che quando ti tocca ti sporca di crema solare. Al grido di "arriva Cremino", siamo riusciti a spalmargli la protezione solare tutte le mattine.

Parla a tratti con una esse buffissima, tipo zeppa, a tratti sembra che dica la erre, ma poi ci ripensa. In compenso imita l'inglese in una maniera che fa morire dal ridere.

Insomma, io sono rientrata. Ma domani li raggiungo per un weekend. In fondo, lavorare a Milano ad agosto non é la cosa peggiore che poteva capitarmi...