martedì 29 ottobre 2013

Quentin Tarantino sarebbe svenuto

Bene, eccoci giunti al parto epocale.

Lettura sconsigliata a chi è particolarmente sensibile, a chi non ha ancora avuto figli, a chi ha paura del dolore fisico, sconsigliatissima a chi è attualmente incinta.

COME LO IMMAGINAVO

Musica zen, io che mormoro durante la contrazione, luce soffusa, certo sì il male - ma sopportabile, Sorella al mio fianco, Cody dall’altra parte con gli occhi lucidi, un fagottino di dimensioni non trascurabili che piange sul mio petto. Possibilmente in vasca.

COME E’ AVVENUTO.

La musica non c’era, durante le contrazioni io sembravo posseduta e tra una contrazione e l’altra.. pure, la luce era quella sparata da sala operatoria, il male era una cosa che mai avrei immaginato, Sorella c’era ed era molto professionale, Cody c’era ma ha rischiato seriamente il collasso, il fagottino era un bisonte e non ha pianto sul mio petto, non subito almeno. Niente vasca, al massimo il lago di sangue-e-cacca splatter che ho creato con l’aiuto di Bibi.


Dunque.


Da brava primipara zen, dieci giorni prima della dpp torno dal mare. Ci ero andata con la valigia pronta, ma ero sicura che il fagiolo sarebbe nato a Milano, sai che figura un domani? “G.S., nato a … Varazze, sa la mamma era in vacanza..”

Torno a ridosso di Ferragosto, giorni in cui è più facile trovare in vendita un cappotto di piume di struzzo che un ambulatorio aperto.
Quindi, fingo un dolore e passo dal pronto soccorso in data 17 agosto. Da lì, Sorella riesce a farmi salire al piano X, dove una sua insegnante, ostetrica vecchia scuola, ma fa il “controllo del bacino”, tecnica che non viene più insegnata (lasciamo per un altro post la mia polemica sull’abuso del parto cesareo) per vedere se le ossa dei fianchi della mamma sono abbastanza larghe da far passare un nano. L’ostetrica F. mi fa spogliare e camminare avanti e indietro su un telo, poi prende un cartoncino sagomato e mi traccia delle linee sulla schiena. “Signora” conclude “il suo bacino è bello largo, non c’è che dire. Ma la sente questa? È la testa del bambino, è enorme” 
(penso) Cosa???? 
“Quindi, se vuole un parto naturale, che le consiglio, venga domattina. È l’ultima possibilità”. Da notare che F. non perderà mai l’autocontrollo e il tono di voce da angioletto zen, nemmeno quando io starò contorcendomi e urlando di dolore.

Leggermente sotto shock, avverto Cody che il giorno dopo non andrà al lavoro. Alle 8 siamo in Mangiagalli, e mi fanno accomodare nel pre parto. Ho vicino una ragazza simpatica, anche lei in attesa di induzione, e facciamo un po’ amicizia. Lei farà un parto quasi normale, ma si scoprirà che non ha il perineo, quindi tra una spinta e l’altra verrà fotografata proprio lì, per i libri di testo medici. Oh God.

Conosco il ginecologo R., un tizio pazzo ma bravissimo. Mi visita, e intanto parla al telefono con l’auricolare. Già la visita è fastidiosa, in più lui intanto si fa pure i fatti suoi… sento un dolore intenso, e mi informa che mi ha fatto lo scollamento.
(penso) grazie di avermelo chiesto. 
Mi mettono il gel, e dicono che da lì a poco potrebbero iniziare le contrazioni. E in effetti, eccole. Chiedo a Cody di portarmi a passeggiare in corridoio, camminare aiuta il dolore. Ogni tanto, mi fermo, e sento una specie di fitta che parte dalla pancia e si propaga in tutto il corpo. Mi appoggio a Cody, respiro. Ce la posso fare. Sorella mi guarda e dice “se riesci a camminare, non sono le contrazioni vere”.

Mangio, e alle 14,30 mi visitano. Sono già di 2.5cm, che brava!

Il mio box sarà il numero 6, e Sorella mi rassicura “la sala parto 6 è quella in cui ho visto i parti più belli, sarà un segno?” [ricordatevi questa frase]
Alle 16 mi portano in sala parto e mi rompono le acque. Sento il liquido caldo che scorre dentro la padella, ostetricaF. mi fa i complimenti perché il liquido è molto bello. Iniziano le contrazioni vere, e fanno più male. Sono a letto, mi dicono che non potrò alzarmi per un’oretta perché mi hanno rotto le acque, e quindi Antani sbidiguda prematurata, e io ubbidisco.
Il dolore è più forte, ma respiro, Cody mi fa coraggio, e resisto. Bibi si muove, credo, e io gli parlo. Viene un’altra ostetrica per la donazione del cordone, ho già i moduli firmati. Mi dice di parlare molto col bambino, di prepararlo a quello che succederà. 
(penso) ma se non so nemmeno io cosa aspettarmi?

Mi attaccano l’ossitocina, e so che farà ancora più male. Resisto un’ora, poi il dolore è insopportabile, sono inchiodata a questo cavolo di letto, la pancia è enorme… non ce la faccio
Chiedo l’epidurale. Me ne pentirò per sempre. Non ricordo lo studente/la studentessa che me l’ha fatta, ma lo immagino come uno che probabilmente in realtà pensava di studiare archeologia. Mi ha fatto più male fare l’epidurale di (quasi) tutto il resto. Come se, con un grosso ago, mi ravanasse dentro la spina dorsale. 
Scoprirò settimane dopo, che mi hanno pure fatto un’epidurale leggera, fuffa, perché “dovevo sentire il bambino che scendeva”. F*ck.
Con l’aiuto di un po’ di droga, va meglio. Perlomeno ho un pochino di tregua tra un dolore forte e l’altro. 
Cody è al mio fianco, mi sostiene. Poverino, ho passato mesi a dirgli che lui doveva mettersi DIETRO il letto, e poi il letto è appoggiato al muro, quindi lui vaga come un’anima in pena tra il lato dove ho la flebo e il lato dove c’è il monitoraggio. Suddetto monitoraggio non funziona molto bene, e tra noi si svolge il seguente dialogo, più di una volta. 
“Ecco, ecco, un’altra contrazione! Fu, fu, fu.. che maleee!” 
“Ma no, amore, il monitor non la registra, sei sicura?” 
“Certo fu fu fu che sono SICURA, fu fu fu,  fa un male boia!” 
“Qui però non si vede.. peccato”.

Entra ostetricaF., con il suo modo di fare da insegnante di yoga. Fisicamente è bassa, tarchiatella, con un viso alla Rosy Bindi e lo stesso taglio di capelli, con frangetta ancora più monastica. “Ecco, signora, adesso facciamo un po’ di esercizio” 
(penso) Cosa cosa cosa? Dovrei alzarmi? Non ce la faccio. No no. 
“Adesso scende dal letto, e Cody la aiuta un po’, va bene?” 
(penso) Ho scelta?

Con Sorella che ci guarda, Cody e io assecondiamo le contrazioni tenendoci per mano, ai lati opposti del letto, e quando arriva il dolore forte ci abbassiamo. Lui mi tiene, io scendo quasi fino a terra. Non sento quasi il male, da tanto sono concentrata a non cadere. Poi cambiamo esercizio. OstetricaF. mi fa fare l’hula hop, esercizio di cui avevo letto sui libri: aiuta a far incanalare correttamente il bambino. Ma non è un movimento normale; ostetricaF mi tiene per i fianchi e mi fa roteare fino quasi a farmi perdere l’equilibrio. Il terzo esercizio si svolge sulla scaletta che serve a salire sul lettino da parto. Seduta sul gradino più alto, con le gambe aperte e le ginocchia piegate (posizione ranocchia, per capirci), quando arriva la contrazione devo scendere fino all’ultimo gradino e spingere un pochino. Tutto con l’aiuto di ostetricaF. Sorella e Cody, seduti dall’altra parte del lettino, ci guardano. Mi sembra un provino di XFactor, e glielo dico. Sorella commenta “Sei spiritosa anche in questi momenti”.

Arriva ginecologoR, mi visita (di nuovo al cellulare) e fa un cenno a ostetricaF. Stacca momentaneamente il cellulare, spinge la mano più in fondo, e fa una manovra nota come “rotazione del bambino”. A me sembra che si stiano spezzando le ossa del bacino, fa un male che mi ottunde la mente; urlo come se mi stesse staccando una gamba. Lui e ostetricaF non perdono l’aplombe. Cody si siede.

Poi non ricordo i dettagli, ma vengo messa in posizione “classica” (sì, quella che NON volevo assolutamente), con le mani attaccate a due maniglie che servono per aiutarti durante la spinta. Cody è con me, e io ho paura, tanta paura. Mentre, credo, inizio a spingere, vedo un gruppo di circa 10 camici bianchi che entra in sala operatoria. Penso “Sto morendo. O sta morendo il bambino”.

Uno di questi camici bianchi si stacca dal gruppo, viene vicino a me, sale sulla scaletta e sfodera il gomito. Penso “Oddio no, la manovra di Kristeller no!” Urlo. Sento Cody che trattiene il fiato. GinecologoR guarda scocciato il collega e sibila “non ancora” il collega si ferma, ad aspettare. GinecologoR mi sta preparando a fare la ventosa. Almeno questa cosa me l’ha detta in anticipo.

Dunque, io fino a quel momento sono stata vista nuda da: i miei genitori, Sorella, Cody. In quel momento ci sono tre persone che mi guardano proprio laggiù, altre sette/dieci che mi guardano da in fondo alla sala, più Sorella e Cody. Meno male che ho il cervello mezzo spento, se no arrossirei.

Presa dal panico, ho un momento di totale black out. Non ricordo nulla, non so quando ho effettivamente iniziato a spingere, non so se mi hanno fatto qualcos’altro. (oltre allo spezzamento del bacino, l’epidurale fatta da un macellaio, lo scollamento e l’infarto dovuto a tutta questa gente che è entrata?)

Ricordo che torno in me perché penso, con molto umorismo, che probabilmente sembro la bambina dell’Esorcista. L’effetto dell’epidurale se n’è bello che andato, io sono sdraiata in posizione da parto, con le gambe aperte, due persone che mi tengono le ginocchia schiacciate contro il petto, ho la schiena inarcata, la testa ribaltata indietro e sento un rumore fastidiosissimo… che mi accorgo essere il mio urlo. 
Un urlo che non saprei riprodurre, che mi esce dalla pancia, dai polmoni, non dalla gola. 

L’ironia vuole che in controtempo rispetto al mio urlo se ne senta un altro provenire dalla sala parto affianco. (Dove una ca-ga-sot-to, mi sia consentito dirlo, sta partorendo il secondo figlio, di 2.7kg.) 

Non ricordo di aver guardato Cody, ma so che è seduto, bianco/verde, e fa il tifo per me. Sorella lo sostiene. 
Il pazzoide di prima riparte in quarta, e stavolta la Kristeller me la fa, urlando “Pancia dura, signora, pancia dura!” 
(Penso) ma non si diceva spinga? GinecologoR sta facendo la terza ventosa a Bibi, laggiù da qualche parte, OstetricaF mi ha fatto il taglio, l’episiotomia, insomma, mi manca solo che chiamino davvero l’esorcista!
Quando ormai Cody sta per svenire, e (saprò dopo) GinecologoR sta dicendo a OstetricaF “Questa è l’ultima spinta, poi si va di cesareo, la sala operatoria è già pronta”, Sorella grida: “LA TESTA!!” 

Cody si riprende, io abbasso lo sguardo e vedo la testa di Bibi. Coperta di ricci neri. E io so il perché. Da lì, è tutto più semplice. In realtà scopro dopo che pure le spalle di Bibi hanno fatto fatica a uscire, ma io non me ne sono accorta. Lo sento scivolare fuori, e me lo ribaltano sulla pancia. 
Niente momento tenero mamma e figlio pelle a pelle, però. Cody e io piangiamo e ci guardiamo. Però di Bibi io vedo solo i piedi. Il cordone viene tagliato di fretta, il Nano portato via da me. Mi chiedo cosa voglia dire, ma sono troppo sconvolta.

Un’altra piccola spinta, e OstetricaF, leggermente scarmigliata ma sempre lieve e tranquilla, solleva soddisfatta la mia placenta.
Poi entra un altro medico, tipo il primario di Cuciologia, per mettermi i punti. Lavora tanto a lungo che Cody mi sente urlare, scocciata: “Allora, lì sotto abbiamo finito?”. Fa fuori tre fili diversi. Praticamente, cuce partendo dai polmoni.
Poi, là, mi mettono del ghiaccio. Mi guardo intorno, e sembra una scena delle Iene. Sangue e qualcos’altro ovunque. Scopro che il Nano, mentre usciva, ha fatto la cacca ovunque.

E finalmente eccolo, il frutto delle mie fatiche erculee: in braccio a Sorella, il bisonte bambino più bello del mondo.

È successo che era un po’ sofferente dopo il parto (ma dai??) quindi lo hanno portato nell’isola pediatrica e gli hanno dato un po’ di ossigeno. Poi bagnetto, pesata, svenimento dell’ostetrica che lo ha pesato, e infine Sorella, prima di portarmelo, si è affacciata al corridoio che divide le sale d’attesa dal reparto per far vedere il bambino ai nonni, da lontano.

Ricordo solo che lo tenevo, che ho provato ad attaccarlo subito al seno e lui ha reagito benissimo.
Ero sudata, sporca, distrutta, ma devo dire che ero felice. Non smettevo di piangere. Una volta ricomposta in qualche modo, e coperta ben bene sotto un telo verde, sono stata portata nel corridoio, dove i nonni hanno potuto vederci, per la prima volta insieme ma divisi.

Ho pensato che non era poi così bellissimo, con la testa piena di bozzi, la faccina gonfia e l’aria decisamente stravolta. 
Poverino, quello che ho vissuto io, lui l’ha vissuto da dentro. Ma l’ho amato subito, di un amore possessivo, forte, grande, invincibile. Ho guardato i suoi occhietti.  

Un secondo, ed ero mamma. 18 agosto 2011, ore 20.43. 

3 commenti:

  1. Sono un ostetrica e leggere quello che hai scritto mi ha fatto venire i brividi e il mal di stomaco per la rabbia. Mi dispiace che tu abbia vissuto il parto in questo modo privo di rispetto ma anche di competenze da parte dei professionisti! Sappi che non tutti i centri nascita sono così, ci sono medici e ostetriche che amano il
    proprio lavoro .. Un caro abbraccio!

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  2. Beh, ormai sono passati quasi 4 anni... ma in realta' ho trovato persone molto competenti e amanti del proprio lavoro.. questo racconto e' come ho vissuto io i fatti al tempo! grazie pero' Ilaria :)

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